martedì 11 ottobre 2011

PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA


VIII Congresso Nazionale


Circolo “Ottavio Belvedere – Benito Marongiu”
San Gavino Monreale




Contributo per un'analisi del Congresso e la costruzione della linea politica

10 Ottobre 2011



Alle soglie dell'VIII Congresso del PRC che si terrà a Napoli il 2, 3 e 4 Dicebre 2011, la Segreteria del Circolo “Ottavio Belvedere – Benito Marongiu” intende offrire il proprio contributo al fine di garantire una discussione la più ampia ed approfondita fra i compagni sulle proposte avanzate in sede di Comitato Politico Nazionale e in materia congressuale.

Tale documento è costituito ad uso e consumo dei compagni e dei simpatizzanti del Circolo “Belvedere-Marongiu” e presenta una semplificazione ed una prospettiva d'insieme sul Congresso ed in particolare sul primo documento Congressuale.




IL CONGRESSO PRC

Il Congresso è la massima istanza democratica del Partito, il cui fine principale è la discussione, il confronto e la sintesi tra le diverse componenti politiche e culturali che animano il nostro partito.

Gli ultimi congressi, compresi i meno recenti, hanno visto il nostro partito dividersi su questioni le più diverse, trasformandosi da momenti di crescita e rilancio dell'attività, in motivi di nuove divisioni e scissioni, alla ricerca di “verità” sempre diverse e che altro non hanno fatto se non danneggiare la nostra organizzazione.

All'interno di ogni congresso le diverse componenti presentano un proprio documento che contenga le tesi e le proposte politiche di indirizzo valide per gli anni successivi.

Ogni documento ha la possibilità di presentare le proprie proposte ed avere rappresentanti all'interno delle istanze territoriali del partito quali i comitati politici federali, provinciali e nazionale. L'esperienza ha insegnato che gestire il partito per componenti separate sfruttando il ruolo maggioritario ha solo danneggiato il partito, togliendo democrazia e svalutando il ruolo e le reali capacità dei compagni.

L'ultimo Congresso di Chianciano del 2008 ha visto invece, nonostante la divisione in componenti e documenti diversi tra loro, la gestione piena ed unitaria del partito da parte di tutti i compagni al fine di realizzare un pieno rilancio del partito pur nelle difficoltà date dalla fuoriuscita dal parlamento e l'oscuramento mediatico cui siamo tuttora sottoposti.

Ad oggi il congresso presenta 3 documenti,

Il primo documento ha ottenuto la sottoscrizione della stragrande maggioranza dei compagni del Comitato Politico Nazionale ed al suo interno si riconoscono le componenti di essere comunisti, degli ex-secondo documento 2008 ( i compagni che sottoscrissero la proposta vendoliana all'ultimo congresso e che non traghettarono verso Sinistra e Libertà ) nonché la componente ex-bertinottiana legata al segretario nazionale Paolo Ferrero.

Il secondo documento è il classico documento presentato dalle componenti trozkijste di Falcemartello che da sempre propongono una gestione più radicale e spesso e volentieri distante dalla realtà, in netta contrapposizione alle scelte di gestione unitaria del partito.

Il terzo documento si pone altresì in modo critico nei confronti di diverse scelte operate dal partito nell'arco di questi ultimi anni ed è rappresentativo di residui dell'area dell'Ernesto, fuoriuscita per entrare nel Partito dei Comunisti Italiani l'estate passata.

L'VIII CONGRESSO 2011

Preso atto della sintesi operata nelle tesi del primo documento, ci affacciamo a questo VIII Congresso con una proposta unitaria, una sintesi di compromesso tra aree e componenti tra loro diverse per storia, esperienze e cultura e che spesso si sono trovate in contrapposizione ma che ora, vista l'esigenza di unire il partito e creare una proposta politica chiara e forte si riconoscono in questa scelta.

Una proposta che in quanto compromesso non è purtroppo sempre chiara ed incisiva, e questo si può notare in particolar modo sotto il profilo dell'analisi storica e culturale ma che può vantare il pregio di un'analisi chiara e decisa sulle scelte di politica economica e su una proposta concreta di risoluzione dell'attuale crisi.

Un documento che avremo la possibilità di modificare nei punti che come circolo riterremo opportuni attraverso ordini del giorno da approvare al nostro interno e da inviare alle istanze superiori del congresso.


LA PROPOSTA E L'ANALISI CONGRESSUALE

1. LA CRISI ECONOMICA E SOCIALE

Quella che stiamo vivendo è una crisi fortissima del sistema produttivo capitalistico, di quel ciclo apparentemente espansivo degli ultimi trent'anni, fatto di globalizzazione e liberismo sfrenato, di deregolamentazione del mondo del lavoro e di delocalizzazione e privatizzazione degli impianti produttivi.

La progressiva finanziarizzazione del sistema produttivo, che ha visto l'emergere di un capitalismo sempre più parassitario ed interessato al profitto immediato piuttosto che allo sviluppo e l'investimento di lungo periodo, è stata un ciclo rapido e distruttivo che ora ha avuto fine.

Oggi ci si presenta davanti una profonda ristrutturazione del sistema che non potrà essere più quello di dieci o vent'anni fa ma sarà necessariamente qualcosa di qualitativamente diverso.

Quello che si prospetta e che viene richiesto dalle istituzioni “democratiche” e tecnocratiche del mondo è una profonda compressione dei diritti sociali, nonché, in molti casi, civili, conquistati dal secondo dopoguerra ad oggi, in nome di una “responsabilità interclassista” che mira a spremere sempre più i poveri, i deboli, gli sfruttati del nostro secolo.
La situazione italiana si presenta ancora più complessa poiché a questa situazione generale si accompagnano pressochè vent'anni di strapotere delle destre e di un centro sinistra moderato e liberista che ha svenduto ogni fattore produttivo ai facili profitti di una classe imprenditoriale inproduttiva.
La parola d'ordine del capitale è sempre la stessa: privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite.

Il ventennio berlusconiano rappresenta per noi uno dei casi estremi di questa situazione, fatta di continui attacchi al lavoro pubblico e dipendente, al lavoro salariato, al mondo dell'istruzione.
Ritenere però che le responsabilità siano esclusivamente berlusconiane è però errato sul piano dell'analisi politica.

L'attuale legge elettorale non fa che forzare sul piano politico e parlamentare quelle che sono le esigenze al bipolarismo e alla semplice alternanza da parte del sistema capitalistico.

Se da un lato infatti le destre e il berlusconismo volgono al termine di un lungo ciclo, dall'altro lato della barricata vige la più totale vaghezza di proposte e di indecisione programmatica.

Il Partito Democratico si presenta infatti come composto da più anime fra loro in profonda contraddizione e che stentano a trovare una sintesi che consenta loro di poter assurgere al ruolo di partito-guida di un nuovo centro-sinistra capace di incidere e cambiare rotta alla deriva del paese.

Fuori dal parlamento, nel tessuto sociale e dei movimenti, esiste invece una forte contrapposizione, una lotta latente e che molto spesso esplode incontrollata per la rabbia sociale accumulata in tanti anni. È sufficiente pensare ai movimenti NO-TAV, ai movimenti pacifisti, alle lotte dei precari della scuola ed a quelle dei tanti lavoratori che ancora resistono, dagli operai edili agli agricoli salariati fino a toccare l'apice dell'organizzazione con la FIOM.

Tutti movimenti che nella loro autonomia e diversità ricalcano però un problema di base, ovvero l'avversità alle politiche liberiste, imposte quali oggettive e necessarie da un'Unione Europea ormai in mano alla BCE e fuori da ogni controllo politico di legittimità.

Queste lotte ci parlano ancora di una possibilità, nel nostro paese come nell'europa intera, della nascita di una forte massa critica nei confronti di queste politiche, della necessità del cambio di rotta non in nome dell'alternanza bensì dell'alternativa.

2. QUALE SOLUZIONE?

Ad oggi la scelta obbligata è una sola: NON PAGARE IL DEBITO PUBBLICO.
La mistificazione del debito pubblico è quanto di più aleatorio sia stato prodotto ed incentivato dalla tecnocrazia europea, governata sulla base dell'asse franco-tedesco che chiede oggi l'inclusione del famigerato “pareggio di bilancio” quale legge costituzionale.

Dietro lo spauracchio del debito pubblico il grande capitale europeo chiede agli stati sudditi della Grecia, della Spagna, dell'Italia, di sostenere, in nome della moneta unica, immani sacrifici e tagli alla spesa sociale finalizzati ad una completa ristrutturazione capitalistica e geopolitica.
Non è finita la politica coloniale ottocentesca, fatta di dominio e imperialismo nazionale e la recente guerra in Libia e i pruriti della Francia non ne sono che un esempio lampante.

Strozzata dal debito pubblico l'Italia si presta a tagliare ogni residuo di welfare sopravvissuto in questi ultimi vent'anni e si avvia verso un futuro incerto fatto di profonda ristrutturazione.
Altri paesi, come l'Islanda, hanno già avviato un processo di riappropriazione nazionale che gli ha visti dichiarare unilateralmente una moratoria del debito e l'insolvibilità dello stesso, a tutto danno degli speculatori e dei potentati europei, a tutto vantaggio dei lavoratori islandesi e d'esempio per le classi dirigenti di tutti i paesi.

È questo un primo passaggio che i comunisti e rifondazione propongono, il più importante.

È necessaria una regolamentazione dei mercati finanziari nonché l'introduzione immediata della Tobin Tax sui trasferimenti finanziari che consentirebbe una riduzione delle speculazioni sul breve periodo nonché una prima stabilizzazione dei mercati e soldi da poter investire nell'ambito della comunità europea.

A questo deve accompagnarsi una riappropriazione e nazionalizzazione delle banche e degli istituti di credito. La BCE va posta sotto il controllo del parlamento europeo e il suo compito dev'essere quello di acquisto diretto dei titoli di stato al fine di impedirne le svalutazioni e i divari di spread quali quelli attuali dati dall'aumento della rischiosità dei titoli.
È necessaria inoltre una netta separazione tra banche di deposito e banche d'investimento al fine di salvaguardare i risparmi delle famiglie e dei lavoratori.

La guerra toglie ogni anno risorse pari ad una manovra finanziaria, quantificabili all'ammontare di 35 miliardi circa di euro che ben potrebbero essere investiti in una ripubblicizzazione del comparto industriale italiano, nel tentativo di sviluppare una nuova industria ad alta tecnologia che ci consenta di mantenere qui e socializzare i profitti futuri.

La scelta referendaria di giugno è stata infatti chiara: è necessaria una nuova strada energetica per il nostro paese ed è di vitale importanza la ripubblicizzazione dei servizi collettivi e beni pubblici, svenduti nei primi anni novanta e che se fossero ancora oggi in mano statale consentirebbero di poter mantenere una valvola di sfogo alla crisi generale, cosi come ha fatto anche la Germania.

A tutto questo deve accompagnarsi una scelta forte in direzione di un'imposta patrimoniale che possa ridistribuire equamente il furto avvenuto negli ultimi decenni a danno dei lavoratori.
È sufficiente pensare che il reddito da profitto e da rendita negli ultimi vent'anni è aumentato dell'85% a tutto svantaggio della netta diminuzione del reddito da lavoro.

3. COME AGIRE

La fuoriuscita dal parlamento ci pone in una situazione di difficoltà oggettiva nell'agire politico ed al tempo stesso ci offre la possibilità di riflettere su quali possano essere per noi le possibilità d'azione.

Nel congresso di Venezia del 2005, che ci portò alla seconda e distruttiva stagione dell'Unione, ritenemmo erroneamente il centro-sinistra “permeabile” alle istanze del nostro elettorato e dei movimenti. Ci sbagliammo e ne paghiamo tuttora i risultati dopo l'esperienza dell'ultimo governo Prodi.

Oggi, a seguito della scelta operata nel 2008 dall'allora segretario PD Veltroni di tagliare l'ala estrema della coalizione nonché a causa di scelte avventate e deleterie, ci troviamo al di fuori dei vecchi schieramenti politici tipici del centro-sinistra e centro-destra.

Come possiamo agire?

L'operazione si presenta su tre livelli concentrici di lavoro, su tre anelli che debbono costituire per noi l'indirizzo per le nostre scelte prossime.
3.1 IL CENTRO SINISTRA E IL NUOVO ULIVO

In primo luogo sta il un fronte democratico allargato, esteso e necessario al fine di battere finalmente le destre. È necessario infatti scalzare lo strapotere di berlusconi e delle politiche berlusconiane sulla base di un progetto comune ed esteso, fatto di poche e semplici proposte, chiare e vincolanti per tutto il fronte attraverso cui, scalzate le destre, tornare in parlamento.

Tale accordo non dovrà essere per noi vincolante dal punto di vista governativo. Abbiamo già sperimentato la negatività di un accordo di governo ed al tempo stesso siamo usciti vittoriosi quando nel 2001 praticammo la desistenza unilaterale nell'elezione della camera dei deputati.
La decisione di non entrare a far parte del governo è qualitativa ed attiene alla necessità nonché alla possibilità di ricostruire finalmente un fronte unito delle sinistre che possa avere la capacità di imbastire proposte autonome ed incisive.

Se infatti da una parte il Partito Democratico si presenta come infinitamente distante dalle nostre politiche, dalle nostre scelte, è presente al suo interno una componente laica, attenta ai problemi del mondo del lavoro nonché alle riforme importanti e che è oggi stanca dell'attuale bipolarismo indotto e chiede uno spostamento a sinistra.

È su questo che noi dovremo premere.

3.2 L'UNITÀ DELLA SINISTRA

L'unità della Sinistra è per noi un fattore imprescindibile per l'agire politico, il quale comporta per noi il secondo cerchio concentrico. È infatti necessario ricostruire uno spazio di discussione ed elaborazione comune della sinistra, fatto di partiti, movimenti, singole persone ed associazioni che abbiano a cuore la trasformazione del nostro paese ed in comune l'avversione per le politiche liberiste degli ultimi vent'anni.
È quindi necessaria la costituzione di un Polo della Sinistra, il quale può essere favorito dalla creazione di una “costituente dei beni comuni” così come già indicato dal risultato referendario.
Vi è il bisogno di riaggregare una sinistra che si è divisa attraverso metodi che siano diversi dalla semplice creazione e costituzione di soggetti nuovi.

3.3 LA FEDERAZIONE DELLA SINISTRA

La Federazione della Sinistra per noi rappresenta infatti un punto di partenza, al cui interno vivono e sono operanti diverse soggettività politiche che intendono mutare la tendenza a dividersi e ricostruire un progetto comune e vincolante. Questo progetto non deve essere la creazione di un nuovo soggetto politico ma la possibilità per tutti di convergere su temi terreni comuni che consentano di arginare la deriva bipolare nel nostro paese e presentarsi uniti alle elezioni. Al suo interno infatti rimangono nette e distinti i partiti, le associazioni, i movimenti che la costituiscono.

3.4 L'UNITÀ DEI COMUNISTI

Un terzo cerchio è per noi rappresentato dall'Unità dei Comunisti, tema non esplicitamente trattato all'interno del documento ma che riteniamo di fondamentale importanza per poter lasciare aperta la possibilità di una trasformazione reale ed efficace della nostra società.
Sono superate ormai le motivazioni della scissione del '98 coi Comunisti Italiani, ed una serie di esigenze oggettive ci portano oggi a dover cercare un terreno condiviso con tutti quei compagni che negli anni hanno prodotto scissioni e defezioni e coi quali è necessario ritessere un dialogo nuovo e paritario che porti alla riunificazione dei partiti comunisti. Questo può avvenire non attraverso una nuova costituente bensì sulla base dell'esperienza comune di Rifondazione Comunista e attraverso una gestione organizzativa diversa che sappia recuperare gli aspetti più importanti del centralismo-democratico leninista.

La linea di questo congresso, l'orizzonte verso il quale operare le scelte future dovrà essere costruita avendo a mente questi principi importanti d'organizzazione. Il nostro contributo dovrà essere quello alla massima unità ed al tempo stesso per la ricostruzione di una sinistra di classe e partecipata, radicata, che sappia essere massa critica e trovi nei propri ideali e partecipanti la forza materiale di trasformazione.

CONCLUSIONI

Le esigenze di sintesi molto spesso tolgono tanto a tutto il lavoro di sintesi che viene prodotto e pertanto giudichiamo questo documento incompleto ed imperfetto. L'analisi personale ed individuale, nonché collettiva dei documenti e delle proposte rappresenta essa sola la migliore chiarezza sui temi trattati.
In questo sforzo di sintesi la Segreteria del Circolo PRC di San Gavino intende offrire un piccolo contributo di semplificazione sui temi trattati e su quelle che sono le proposte e le prospettive aperte dall'VIII Congresso.
Al tempo stesso intendiamo evidenziare alcune questioni che non condividiamo e sulle quali intendiamo presentare ordini del giorno al fine di specificare e qualificare la nostra proposta politica.

  • Non riteniamo al giorno d'oggi, a seguito delle più recenti ricostruzioni storiche, che sia possibile dare da comunisti un giudizio cosi netto e negativo sul socialismo realizzato. Esso ha rappresentato per milioni di uomini una reale speranza di emancipazione alla quale si è accompagnata spesso la realtà dei fatti. Gli stessi sondaggi del 2009 all'interno dei paesi dell'ex-blocco socialista rappresentano che quella era un'alternativa possibile e giusta per quanto modificabile al liberismo sfrenato e la povertà, la disoccupazione, la perdita di dignità che molte famiglie non avevano mai conosciuto.
  • La stessa critica unilaterale di Stalin ci pare erronea e strumentale. Ruolo dei comunisti è quello di saper analizzare e ricostruire i contesti in cui ogni situazione oggettivamente si presenta, utilizzando le metodologie tipiche anche della storiografia comparativa, al fine di capire quali fossero le reali possibilità di costruzione di un'alternativa socialista in un paese sotto continua minaccia bellica esterna nonché interna.

  • Riteniamo che la proposta di legge che obblighi la creazione di quote in parlamento e nelle istituzioni destinate al sesso femminile sia fortemente discriminatoria e maschilista. Con l'obbiettivo di creare condizioni di vantaggio per la donna si crea invece una situazione svilente che reputa la donna incapace di mettere a frutto le proprie qualità e assegna lei dei posti in funzione esclusiva dell'appartenenza sessuale.
  • Riteniamo che la Federazione della Sinistra intesa come è stata costruita sia un fallimento. Essa produce una burocratizzazione delle attività politiche ed uno sdoppiamenti di organismi dirigenti che rallentano i lavori e producono un pressochè totale immobilismo. Essa non risolve inoltre il problema della diaspora dei comunisti ma crea fra i due partiti principali una situazione di quasi-competizione che negli ultimi anni si è inasprita in occasione delle tornate elettorali. Riteniamo altresì che essa sia uno strumento importante ai fini di superare le soglie di sbarramento previste dall'attuale legge elettorale per i partiti fuori dalle coalizioni. È viva quindi una profonda contraddizione che va sanata al più presto.

  • Vi è la necessità di reinvestire sulla costruzione del partito, sulla sua organizzazione, sulla modalità di costituzione degli organismi dirigenti. È necessario eliminare ogni idea di costruzione del “partito leggero” bensì premurarsi del radicamento territoriale del partito fin nelle piccole realtà paesane. Va sostenuta l'attività dei circoli cittadini e favorita la costituzione dei nuovi circoli. È necessario eliminare i personalismi rimasti al nostro interno. Va costruito uno spazio di ricerca teorica che animi il nostro partito fin giù ai compagni di base. Va ridata una visione d'insieme, una visione del mondo chiara e decisa, e questo possono farlo solo i comunisti.

Questi ed altri sono i passaggi sui quali intendiamo integrare il documento unitario nazionale e sui quali sarà necessario riflettere.

Nell'augurio che questo possa essere il congresso di rilancio di Rifondazione Comunista porgiamo i ringraziamenti a tutti i compagni che riterranno opportuno e sensato questo contributo.








La vera rivoluzione dobbiamo cominciare a farla dentro di noi”
Ernesto Rafael Guevara De la Serna














LA SEGRETERIA
Angei Simone
Angei Elena Sofia
Angei Luca
Caboni Giovanni






Circolo "Ottavio Belvedere-Benito Marongiu”
Partito della Rifondazione Comunista
San Gavino Monreale

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