lunedì 11 febbraio 2013

APPELLO RIVOLUZIONE CIVILE MEDIO CAMPIDANO


Cari cittadini e cittadine,
Ci sentiamo di parlare come voi come se ci conoscessimo da sempre.
Siamo cittadini come voi, che vivono sulla propria pelle quelle stesse difficoltà che ci impediscono di terminare non tanto la quarta settimana del mese quanto la seconda, se non la prima, che vivono quotidianamente il peso della situazione che stiamo attraversando da anni nel nostro paese, nella nostra isola, nel nostro territorio.

Una situazione drammatica, figlia della crisi economica, sociale, dello svilimento dei valori che dovrebbero animare la politica e che ferisce e umilia la classe più debole del nostro paese. Ed è per questo che abbiamo scelto di mettere il nostro impegno al servizio di un progetto importante in occasione di queste elezioni politiche: la lista Rivoluzione Civile.


Ci è stato fatto credere che l'unica strada per uscire dalla crisi fossero i sacrifici; sacrifici applicati senza equità, così si è finito per colpire proprio coloro che più hanno dato in termini di sforzi e sacrifici per mandare avanti non solo la propria famiglia ma anche il loro paese: operai del comparto industriale ed edilizio, cassintegrati, dipendenti pubblici, piccole micro imprese.


È necessaria una rivoluzione che passi per il rilancio delle politiche lavorative e di sviluppo del nostro paese, a partire dal nostro territorio, e che ci consenta di attuare politiche di innovazione e riqualificazione dell'apparato produttivo, impoverito da una politica regionale assente, o forse, più probabilmente incapace di assolvere al proprio ruolo.

Abbiamo ben presente la realtà di una provincia che da una parte vede ogni anno emigrare i suoi giovani migliori alla ricerca di un posto di lavoro in cui mettere a frutto i tanti anni di studio e, dall’altra, vede crescere i pochi giovani che per scelta o per necessità rimangono sul territorio senza una valida alternativa, con tassi di abbandono scolastico tra i più elevati a livello nazionale e con un’ignoranza di ritorno intollerabile. Il MEDIO CAMPIDANO, una realtà che vede scomparire i residui di un tessuto industriale che per decenni dal dopoguerra ha prodotto sviluppo e crescita e che ora lascia il posto a cassa integrazione e licenziamenti in tronco: pensiamo alle vicissitudini della “Keller” e al caso recente dei lavoratori della ex “Number 1” di Villacidro, scesi in sciopero contro la pesante modifica del proprio inquadramento salariale ad opera della società che ne ha rilevato le attività, operata al solo scopo di produrre profitto; alla Fonderia di San Gavino che, per quanto la recente riapertura faccia sperare, rischia di trasformarsi nella solita falsa speranza se non accompagnata da un piano reale e coordinato di rilancio industriale del territorio; ad un settore agricolo che stenta a garantire una reale autosufficienza del territorio e che, tuttavia, deve fungere da indispensabile volano di sviluppo della nostra realtà; pensiamo alle inadempienze relative alla realizzazione dell’Ospedale N.S. di Bonaria a San Gavino Monreale che giusto poco più di un anno fa ha visto eliminate le risorse per la sua realizzazione in nome di una sanità tutta politica gestita dalla Regione Sardegna e a completo discapito dei cittadini che necessitano di maggiori servizi; ai tanti malati di SLA, dei quali vantiamo il non invidioso primato, e che rischiano ogni anno di non ricevere un'assistenza adeguata alla propria condizione sanitaria a causa di uno Stato che si interessa più di salvare una banca piuttosto che i propri contribuenti.

Ovunque si guarda la realtà non cambia: le zona dell'arburese e del guspinese, legate a doppio filo da un recente passato di benessere grazie alla fiorente attività del polo industriale minerario di Montevecchio-Ingurtosu, oggi, a distanza di anni dalla dismissione dei siti estrattivi, vivono una recessione mai conosciuta prima, e, nonostante i siti industriali e minerari rappresentino, e non da oggi, un patrimonio per lo sviluppo del turismo, invidiabile e premiato nel 2011 con il riconoscimento EDEN (Rete europea delle destinazioni d’eccellenza), non si riesce ancora a garantire la salubrità dei luoghi e uno sviluppo turistico sostenibile, seppure importanti sforzi sono stati fatti in tal senso.

Il turismo incorpora tutte le potenzialità per poter promuovere lo sviluppo socio economico sostenibile del territorio e si fonda in maniera imprescindibile su concetti quale il paesaggio (Linas, Costa Verde, Sa Jara, Arcuentu), il patrimonio archeologico culturale e industriale (Montevecchio, Su Nuraxi, Ingurtosu, Sant’Anastasìa, S’Omu’e S’Orcu e i castelli e le rivisitazioni medioevali). Patrimonio culturale che si lega in maniera indissolubile con le attività agricole e pastorali del territorio e le rispettive produzioni dall’indiscutibile valore aggiunto. E pur tuttavia il settore agropastorale arranca, anche a causa del rincaro dei fattori di produzione come gasolio, mangimi, semenze e la carenza di strutture mercantili atte a permettere un’equa commercializzazione dei prodotti.

Le attività edilizie e quelle commerciali sono duramente colpite dalle tasse e dal calo dei consumi, la Cer.Med. di Guspini, l'unica fabbrica sarda produttrice di ceramica con un marchio riconosciuto a livello internazionale, tiene sospese da oltre un anno le sorti degli oltre 100 operai e delle loro famiglie.

Emblema, poi, della scellerata trascuratezza dei reali bisogni della collettività, è la chiusura del Centro di Riabilitazione “Santa Maria Assunta”. La politica regionale non e' riuscita nemmeno in questo caso a proporre strategie, iniziative, a programmare le risorse necessarie perché supina rispetto al governo nazionale.

Pensiamo che il licenziamento facile, la flessibilità, il basso livello salariale del lavoratori non siano utili a sanare questi problemi ma crediamo che ne siano la causa perché solo attraverso il lavoro, la sua tutela e, il riconoscimento dei diritti ad esso connessi si possa uscire dalla crisi. Solo attraverso un'opera energica e consistente di recupero dei patrimoni illeciti non solo dalla criminalità ma dai tanti evasori ed elusori fiscali saremo in grado di imprimere una svolta decisa. Solo attraverso la ricostruzione di un tessuto solidale fra le persone più deboli e colpite da questi anni duri, attraverso il ripristino di una sana solidarietà tra le generazioni, che sostituisca l'attuale competizione sfrenata imposta dalle “riforme” Fornero in tema di lavoro e pensioni in nome del fantomatico mercato, è possibile uscire dalla spirale della crisi e dal baratro della povertà che stiamo patendo.

Stiamo vivendo una campagna elettorale in cui chi ha governato fino a ieri, Monti, Bersani, Casini, Berlusconi, si presenta ancora una volta come salvatore della patria, messia pronto ad incarnare le esigenze di un paese allo sfascio e pronto ancora una volta a beffare i propri elettori con politiche che non possono essere diverse da quello che in vent'anni e più hanno già fatto.

Rivoluzione Civile, la vera novità politica in questo quadro, ha come proprio candidato premier un non-politico, Antonio Ingroia, pubblico ministero, che della lotta contro la mafia e i poteri forti dello Stato, per la legalità e solidarietà dell'amministrazione pubblica, ha dato la propria vita, e che oggi, insieme ai partiti più sani della nostra società e coi settori più rappresentativi della società civile, si è posto a disposizione di uno sforzo collettivo che consenta di invertire la rotta alle politiche di crisi viste sino ad ora.

E' sufficiente pensare alle candidature in Sardegna: non politici, avvocati, medici o notai, né segretari di partito che cercano di riciclarsi, bensì lavoratori. Gente che conosce sulla propria pelle i drammi che stiamo vivendo e che ha scelto di mettere la propria sensibilità a disposizione di questo progetto: Antonio Pirotto capolista alla Camera dei Deputati, operaio cassintegrato dell'Eurallumina; Luigi Manca capolista al Senato, minatore della Carbosulcis, ma ancora Maria Franca Marceddu, guardia medica di provincia e Davide Spano professionista in materia turismo e assistente locale al Parlamento europeo in materia di turismo e di riforma della Politica agricola comune nel periodo 2014-2020.

Il nostro paese ha bisogno dello sforzo di tutti i cittadini migliori, di quelli che per anni non si sono sentiti rappresentati da un sistema che ritiene utile solo la propria conservazione e che continua ad arricchire esclusivamente le tasche di pochi: c'è bisogno di una Rivoluzione!

Il 24 e 25 Febbraio 2013 vota Rivoluzione Civile, il vero voto utile per la Sardegna.

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