Cari
cittadini e cittadine,
Ci sentiamo di parlare come voi come se ci conoscessimo da sempre.
Ci sentiamo di parlare come voi come se ci conoscessimo da sempre.
Siamo
cittadini come voi, che vivono sulla propria pelle quelle stesse
difficoltà che ci impediscono di terminare non tanto la quarta
settimana del mese quanto la seconda, se non la prima, che vivono
quotidianamente il peso della situazione che stiamo attraversando da
anni nel nostro paese, nella nostra isola, nel nostro territorio.
Una situazione drammatica, figlia della crisi economica, sociale, dello svilimento dei valori che dovrebbero animare la politica e che ferisce e umilia la classe più debole del nostro paese. Ed è per questo che abbiamo scelto di mettere il nostro impegno al servizio di un progetto importante in occasione di queste elezioni politiche: la lista Rivoluzione Civile.
Ci
è stato fatto credere che l'unica strada per uscire dalla crisi
fossero i sacrifici; sacrifici
applicati senza equità,
così si è finito per colpire proprio coloro che più hanno dato in
termini di sforzi e sacrifici per mandare avanti non solo la propria
famiglia ma anche il loro paese: operai del comparto industriale ed
edilizio, cassintegrati, dipendenti pubblici, piccole micro imprese.
È
necessaria una rivoluzione che passi per il rilancio
delle politiche lavorative e di sviluppo
del nostro paese, a partire dal nostro territorio, e che ci consenta
di attuare politiche di innovazione e riqualificazione dell'apparato
produttivo, impoverito da una politica regionale assente, o forse,
più probabilmente incapace di assolvere al proprio ruolo.
Abbiamo
ben presente la realtà di una provincia che da una parte vede ogni
anno emigrare i suoi giovani migliori alla ricerca di un posto di
lavoro in cui mettere a frutto i tanti anni di studio e, dall’altra,
vede crescere i pochi giovani che per scelta o per necessità
rimangono sul territorio senza una valida alternativa, con tassi di
abbandono scolastico tra i più elevati a livello nazionale e con
un’ignoranza di ritorno intollerabile. Il MEDIO
CAMPIDANO,
una realtà che vede scomparire i residui di un tessuto industriale
che per decenni dal dopoguerra ha prodotto sviluppo e crescita e che
ora lascia il posto a cassa integrazione e licenziamenti in tronco:
pensiamo alle vicissitudini della “Keller”
e al caso recente dei lavoratori della ex
“Number 1”
di Villacidro, scesi in sciopero contro la pesante modifica del
proprio inquadramento salariale ad opera della società che ne ha
rilevato le attività, operata al solo scopo di produrre profitto;
alla Fonderia
di San Gavino che,
per
quanto la recente riapertura faccia sperare, rischia di trasformarsi
nella solita falsa speranza se non accompagnata da un piano reale e
coordinato di rilancio
industriale del territorio;
ad un settore agricolo che stenta a garantire una reale
autosufficienza del territorio e che, tuttavia, deve fungere da
indispensabile volano di sviluppo della nostra realtà; pensiamo alle
inadempienze relative alla realizzazione dell’Ospedale
N.S. di Bonaria
a San Gavino Monreale che giusto poco più di un anno fa ha visto
eliminate le risorse per la sua realizzazione in nome di una sanità
tutta politica gestita dalla Regione Sardegna e a completo discapito
dei cittadini che necessitano di maggiori servizi; ai tanti malati
di SLA,
dei quali vantiamo il non invidioso primato, e che rischiano ogni
anno di non ricevere un'assistenza adeguata alla propria condizione
sanitaria a causa di uno Stato che si interessa più di salvare una
banca piuttosto che i propri contribuenti.
Ovunque
si guarda la realtà non cambia: le zona dell'arburese e del
guspinese, legate a doppio filo da un recente passato di benessere
grazie alla fiorente attività del polo industriale minerario di
Montevecchio-Ingurtosu, oggi, a distanza di anni dalla dismissione
dei siti estrattivi, vivono una recessione mai conosciuta prima, e,
nonostante i siti industriali e minerari rappresentino, e non da
oggi, un patrimonio per lo sviluppo del turismo, invidiabile e
premiato nel 2011 con il riconoscimento EDEN (Rete europea delle
destinazioni d’eccellenza), non si riesce ancora a garantire la
salubrità dei luoghi e uno sviluppo turistico sostenibile, seppure
importanti sforzi sono stati fatti in tal senso.
Il
turismo incorpora tutte le potenzialità per poter promuovere lo
sviluppo socio economico sostenibile del territorio e si fonda in
maniera imprescindibile su concetti quale il paesaggio (Linas, Costa
Verde, Sa Jara, Arcuentu), il patrimonio archeologico culturale e
industriale (Montevecchio, Su Nuraxi, Ingurtosu, Sant’Anastasìa,
S’Omu’e S’Orcu e i castelli e le rivisitazioni medioevali).
Patrimonio culturale che si lega in maniera indissolubile con le
attività agricole e pastorali del territorio e le rispettive
produzioni dall’indiscutibile valore aggiunto. E pur tuttavia il
settore agropastorale
arranca,
anche a causa del rincaro dei fattori di produzione come gasolio,
mangimi, semenze e la carenza di strutture mercantili atte a
permettere un’equa commercializzazione dei prodotti.
Le attività
edilizie e quelle commerciali sono duramente colpite dalle tasse e
dal calo dei consumi, la Cer.Med.
di Guspini, l'unica fabbrica sarda produttrice di ceramica con un
marchio riconosciuto a livello internazionale, tiene sospese da oltre
un anno le sorti degli oltre 100 operai e delle loro famiglie.
Emblema,
poi, della scellerata trascuratezza dei reali bisogni della
collettività, è la chiusura del Centro
di Riabilitazione “Santa Maria Assunta”.
La politica regionale non e' riuscita nemmeno in questo caso a
proporre strategie, iniziative, a programmare le risorse necessarie
perché supina rispetto al governo nazionale.
Pensiamo
che il licenziamento facile, la flessibilità, il basso livello
salariale del lavoratori non siano utili a sanare questi problemi ma
crediamo che ne siano la causa
perché solo
attraverso il lavoro,
la sua tutela e, il riconoscimento dei diritti ad esso connessi si
possa uscire
dalla crisi.
Solo attraverso un'opera energica e consistente di recupero dei
patrimoni illeciti non solo dalla criminalità ma dai tanti evasori
ed elusori fiscali saremo in grado di imprimere una svolta decisa.
Solo attraverso la ricostruzione di un tessuto solidale fra le
persone più deboli e colpite da questi anni duri, attraverso il
ripristino di una sana solidarietà tra le generazioni, che
sostituisca l'attuale competizione sfrenata imposta dalle “riforme”
Fornero in tema di lavoro e pensioni in nome del fantomatico mercato,
è possibile uscire dalla spirale della crisi e dal baratro della
povertà che stiamo patendo.
Stiamo
vivendo una campagna elettorale in cui chi ha governato fino a ieri,
Monti, Bersani, Casini, Berlusconi, si presenta ancora una volta come
salvatore della patria, messia pronto ad incarnare le esigenze di un
paese allo sfascio e pronto ancora una volta a beffare i propri
elettori con politiche che non possono essere diverse da quello che
in vent'anni e più hanno già fatto.
Rivoluzione
Civile, la
vera novità politica
in questo quadro, ha come proprio candidato premier un non-politico,
Antonio Ingroia, pubblico ministero, che della lotta contro la mafia
e i poteri forti dello Stato, per la legalità e solidarietà
dell'amministrazione pubblica, ha dato la propria vita, e che oggi,
insieme ai partiti più sani della nostra società e coi settori più
rappresentativi della società civile, si è posto a disposizione di
uno sforzo collettivo che consenta di invertire la rotta alle
politiche di crisi viste sino ad ora.
E'
sufficiente pensare alle candidature in Sardegna: non politici,
avvocati, medici o notai, né segretari di partito che cercano di
riciclarsi, bensì lavoratori. Gente che conosce sulla propria pelle
i drammi che stiamo vivendo e che ha scelto di mettere la propria
sensibilità a disposizione di questo progetto: Antonio Pirotto
capolista alla Camera dei Deputati, operaio cassintegrato
dell'Eurallumina; Luigi Manca capolista al Senato, minatore della
Carbosulcis, ma ancora Maria Franca Marceddu, guardia medica di
provincia e Davide Spano professionista in materia turismo e
assistente locale al Parlamento europeo in materia di turismo e di
riforma della Politica agricola comune nel periodo 2014-2020.
Il
nostro paese ha bisogno dello sforzo di tutti i cittadini migliori,
di quelli che per anni non si sono sentiti rappresentati da un
sistema che ritiene utile solo la propria conservazione e che
continua ad arricchire esclusivamente le tasche di pochi: c'è
bisogno di una Rivoluzione!
Il
24 e 25 Febbraio 2013 vota Rivoluzione Civile, il vero voto utile per
la Sardegna.
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